Osteria di Venere - Erice
/Erice non necessita certo di presentazioni: incantevole paesino del Trapanese invaso da turisti di tutto il mondo che affollano con lo sguardo sognante ristoranti che recano perpetuamente affisso alla porta il cartello OGGI COUSCOUS.
Se volete farvi un'idea di cosa sia un couscous di pesce, ordinatelo pure, ma sappiate che difficilmente sarà un vero couscous, perché per prepararne uno vero (e non la sua short version) sono necessari, oltre a una quantità e varietà di pesce impressionanti, tempi (forse) ancora compatibili con la logica di una famiglia, ma non con quella di un ristorante. A che prezzo dovrebbe infatti uscire un simile piatto? Difficile immaginarlo.
Se questa esperienza non vi interessa e siete in cerca di pesce freschissimo, leggermente fuori dal circuito classico dei turisti, in Via Roma 6, c'è l'OSTERIA DI VENERE, un ristorantino che ci è entrato lentamente nel cuore. Lì NON troverete, per scelta, l'ubiquitario couscous, ma un menù a base di pesce fresco (dove per fresco si intende consumato entro le 24 ore dalla pesca). Conduzione familiare e atmosfera distesa. In cucina due sorelle (Mimma e Antonella) più la nuova generazione (Maria agli antipasti), in sala zio e nipote (Peppe e Franco) coadiuvati da Vito.
All'Osteria di Venere si può entrare da turista di passaggio, ordinando dal menù proposto ottimi antipasti e primi e secondi deliziosi, oppure da cliente affezionato (e ce ne sono parecchi oltre a noi) che, preannunciando la propria visita, accede a particolarità che, per la loro natura, devono essere necessariamente concordate.
Io e mio marito ci siamo innamorati di questo posto nel 2013 dopo aver vissuto alcune esperienze devastanti in altri ristoranti di Erice. L'amore è nato perché lì tutto quello che metti in bocca è vero. Dal gambero rosso crudo di Mazara al cannolo - un cannolo davvero emozionante, riempito di una ricotta di pecora così fresca, e così poco lavorata, da rendere evidente l'attenta ricerca della materia prima che, in ogni ambito della cucina, viene portata avanti con amore e determinazione.
Nel corso degli anni il reiterarsi delle visite ha prodotto una conoscenza reciproca che è sfociata in una sorta di adozione culinaria, oltre che affettiva. Il che, come direbbe Walter Massa, rende il tutto orgasmatico.
Peppe e zio Franco osano nel solco della tradizione di famiglia, costruendo anche menù personalizzati concordati in anticipo (perché il pesce fresco non si spreca) supportati in modo emozionante da una brigata di cucina perfettamente sincrona con una sala variegata quanto a richieste e aspettative. I cavalli di battaglia? Tra gli antipasti la caponatina al nero di seppia, crudo di pescespada con pepe rosa o cacomela, a seconda delle stagioni, l'arancinetta con calamari e zucchine, e delle sarde alla beccafico da far resuscitare i morti, tra i primi caserecce al nero di seppia con cozze e vongole e busiate rosso corallo con gambero crudo, tra i secondi totano alla palermitana e involtini di pescespada. Tra i dolci l'irrinunciabile cannolo o, per chi non gradisse il sapore verace della ricotta non addomesticata dallo zucchero, il semifreddo alle mandorle.
Oltre il menù c'è Sua Maestà il Pescato.
Nei mesi estivi, quando il Pesce scarseggia, come funamboli, riescono a stupire con novità di pescato inusuale e "povero" ma vero, nella misura in cui sono veri coloro che te lo cucinano come lo mangerebbero a casa. In inverno, quando c'è maggiore abbondanza di Pescato, il divertimento raggiunge picchi inattesi.
Ci vuole il fisico per divertirsi così tanto.
Spesso hanno da proporre qualcosa che va al di là del menù classico, ma bisogna avere la capacità di ascoltare, e di affidarsi, comprendendo anche che talvolta volere del Pescato significa prendere una cernia da un chilo e nove. Perché questo è il Pescato. Non è a pezzatura fissa - come certi branzini e certe orate da 6-8 etti che tristemente compriamo nelle pescherie della bassa padana...
Per noi significa sapori antichi come un couscous con i minnuli cu l'ovu, o veraci come un polpo lessato non condito, emozionante fino alle lacrime, o una cipolla da 2 kg all'acqua pazza che ti chiedi come riuscirai a finire, ma poi la finisci e ne mangeresti ancora. Di gamberi rossi e scampi crudi, di spada e tonno crudi e affumicati, nemmeno ne parliamo - che sono una tale routine da risultare quasi noiosi...
Tra una calata e l'altra si sviluppa una sorta di nostalgia. Sarà forse per questo che abbiamo già prenotato il volo per la prossima volta - con l'eco ancora nelle orecchie della voce di Peppe che dice: non vi preoccupate, ragazzi, ci penso io...
*scritto a quattro mani da me e mio marito