Il Senso di Lorenzo per la Barbera - Pochi Filagn 2012 Accomasso

Non ci posso credere. Ci sono cascata di nuovo.

Eccomi qui dopo un pomeriggio esaltante in compagnia di Lorenzo Accomasso a parlar di Baroli, e di vigne, e di giovani partigiani uccisi all’Annunziata, e di che cosa sto qui a scrivere? Di Barbera. Di nuovo.

Qualcuno – mi par di vederlo – starà già aggrottando la fronte come quando ti ricordi all’improvviso di qualcosa: ma non avevi detto che le Barbere d’Alba baroleggiano? Sì, l'avevo detto. Non vi siete sbagliati.

Eppure.

Eppure, uscendo dalla casa di Accomasso, non ho resistito e ho dovuto chiederlo: “Posso comprare una bottiglia della sua Barbera? Sono curiosa…”. E lui, per tutta risposta, mi ha guardato con l’aria di uno che pensa “che stai dicendo, sciocchina?” e me l’ha messa in mano.  

Ora, qualcosa mi aveva evidentemente attirato. Sarà che mi avevano colpito le sue parole d’amore per il vitigno, sarà perché queste viti stanno al sicuro all’interno di un quadrato, completamente circondate da viti da Barolo, o forse sarà perché le sue Barbere hanno un’acidità di tutto rispetto (molto più alta rispetto a tutte le Barbere d’Alba che conosco e assai simile alle Barbere che apprezzo), ma dovevo assolutamente sapere com’era.

E infatti, non appena arrivata a casa, l’ho dovuta stappare immediatamente.

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Tappo perfetto. La verso nel bicchiere: un granato fitto. Mi accosto. E lì si aprono le porte del paradiso: visciola, chiodo di garofano, una piacevole nota balsamica che si ritrova spesso nelle annate calde, e sambuco, e pepe nero, e una nota agrumata scura e dolce che ricorda il tamarindo, e cuoio, e tabacco.

A bicchiere fermo. Siamo solo a bicchiere fermo.

Inizio a tremare di commozione. È da parecchio tempo che non ritrovo così tanta ricchezza, e pienezza, in una Barbera. Agito il vino nel bicchiere. Alcune note (bacche e fiori di sambuco) si fanno violente, altre inedite (lo smalto, la prugna secca, il fungo) emergono come lampi di luce nella notte.

Assaggio. To’. In bocca è asciutta. Chi l’avrebbe mai detto.

Al naso ha un’impostazione sontuosa che mi ricorda la Bigolla di Walter Massa, ma poi in bocca è asciutta, dritta come un fuso, elegantissima: nonostante i suoi 15%, l’alcol si avverte appena, è fresca, saporita, con i tannini morbidi e un aroma di viola fresca che chiude il cerchio con sobrietà nel finale. Come definirlo se non un vino di grande equilibrio?

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Ma le sorprese non sono finite.

A metà bottiglia le note si fanno più fitte e più scure e il vino cambia di nuovo, inventandosi nuovi colori e nuove sfumature: una spremuta di sambuco, la fava di cacao, la pietra focaia, la cipria, la rosa appassita.

E la bottiglia - tragicamente - si svuota.

La Barbera di Lorenzo Accomasso non è di certo una popolana. E nemmeno una Cleopatra sensuale. Le mancano i fianchi rotondi, le curve, i gioielli vistosi. È una giovane donna regale, elegante, che nel corpo conserva la magrezza della ballerina classica, mentre l'anima trabocca di espressività e temperamento.       

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